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Late Night with the Devil




Il "Panico Satanico" è stato uno degli episodi più assurdi di isteria mediatica degli anni '80, sebbene le sue radici risalgano agli anni '60 -'70 con la diffusione di culti ispirati al movimento hippie, che cercavano un'alternativa di vita più libera e consapevole. I risultati purtroppo hanno portato a innumerevoli eventi estremamente tragici.


"Late Night with the Devil" trasporta gli spettatori in un viaggio attraverso questo mondo quasi blasfemo, presentando uno spettacolo ambientato nella notte di Halloween del 1977, dove non mancano innumerevoli riferimenti al tabù del Satanismo, e se l'obiettivo era quello di creare un film innovativo e coinvolgente, il risultato finale è abbastanza deludente, con cliché che rimangono incompleti, rendendo l'opera mediocre.



L'introduzione del film getta le basi del suo gioco-racconto, a partire dal più importante riferimento alla segretissima organizzazione “Bohemian Club”, fondata nel 1872, dove ogni anni i nomi più potenti del mondo si riuniscono, dove si vocifera siano coinvolti nella realizzazione del “Nuovo Ordine Mondiale” e dove si praticherebbero riti esoterici e satanici. Ma nulla di ciò è mai stato confermato, e come potrebbe essere!!!, ma il film a guardarlo sotto una certa prospettiva non è poi cosi leggero e superficiale come potrebbe sembrare ad un pubblico non esperto o interessato a questo sottomondo complottista.


Inoltre il film vuole far fare la sua comparsata al personaggio di Anton LaVey, fondatore della Chiesa di Satana nel 1966, luogo frequentato da numerosi personaggi celebri di Hollywood dell'epoca, attorno ai quali circolavano leggende macabre, molte delle quali create appositamente da LaVey stesso per suscitare interesse e confondere l'opinione pubblica, promuovendo un credo basato sull'individualismo e sull'idea di noi stessi come unici dei.



Quando si apre il sipario su "Night Owls con Jack Delroy", si entra in un mondo fatto di veggenti, scettici e giochi di suggestione, tutto pensato per catturare l'attenzione degli spettatori e far crescere l'audience. Ma il vero colpo di scena arriva con il riferimento a metà, che diventerà il tema principale di una pellicola. La palese allusione al libro "Michelle Remembers", dove facciamo l'incontro con June e la sua paziente Lilly, unica superstite di un culto guidato da un certo Abraxas che ha portato i suoi seguaci ad un suicidio di massa.


Questo ci riporta alla figura di LaVey, sebbene nulla di tutto questo sia correlato alla sua chiesa; piuttosto, viene utilizzato come personaggio simbolico, erroneamente ma che fa il suo effetto, dei veri culti religiosi dove simili tragedie hanno avuto luogo, come nel caso del famoso "massacro di Jonestown" dalla setta "Tempio del Popolo".



Si sa, l'audience è fondamentale e quando un personaggio pubblico finisce nel dimenticatoio, si è disposti a qualsiasi cosa pur di ritornare in primo piano. È il caso di Jack Delroy, che dopo la tragica perdita della moglie a causa di un tumore ai polmoni, sottolineato nell'intervista concessa al marito, che questo male ha colpito una donna non fumatrice, un dettaglio non casuale. Insomma, una celebrazione delle paure e della spettacolarizzazione amata non solo dagli americani, dove ogni elemento viene abilmente mescolato per creare uno spettacolo che intrattiene ma non lascia nulla di memorabile, anzi.


Il risultato del film risulta poco incisivo, avrebbe potuto sfruttare meglio il suo potenziale senza concentrarsi solo sugli ultimi 30 minuti. La trama si sviluppa fin dall'inizio senza offrire grosse sorprese o colpi di scena, rendendo il tutto piuttosto prevedibile. In definitiva, è un classico film horror che mira principalmente a intrattenere senza cercare di spaventare o trasmettere messaggi profondi. Pur essendo apprezzabile per gli amanti del genere, non va oltre il suo scopo di puro intrattenimento.



Una nota di merito particolare va all'ambientazione suggestiva, alle riprese dinamiche e al montaggio che mescola abilmente il live show con il genere mokumentary/found footage, conferendo al film un ritmo piacevole, evitandone una certa monotonia. Gli effetti speciali dal gusto retrò, in pieno stile anni '70, aggiungono un tocco di nostalgia che delizierà gli appassionati di quel periodo e del suo cinema.


In definitiva non aspettatevi un filmone che verrà ricordato negli annali del cinema, ma un buon prodotto d’intrattenimento fine a se stesso.

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