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Soft & Quiet


Non so voi, ma ogni volta che un film diventa un’ossessione virale, c’è qualcosa che me lo fa remare contro.


Ero molto curiosa riguardo a questo film, se ne parlava molto come uno dei film più disturbanti del 2022.


Il soggetto è forte, attuale, ed è tutto al femminile, che male non fa mai, anzi, ma purtroppo alla prima visione sono rimasta molto delusa e ora vi spiego il perché.


Il tema è sicuramente uno dei più scomodi del genere umano e un argomento su cui forse non si metterà mai la parola fine, il razzismo, o più precisamente il nazismo, la supremazia della razza ariana e se viene raccontata attraverso le parole e gesti di una donna è ancora qualcosa di molto più disgustoso. E fin qui il film non fa una piega, una bella idea per un film che vuole essere marcio.


Purtroppo, a mio parere la parte interessante dura 30 minuti circa, e cioè quando impariamo a conoscere le protagoniste e ascoltiamo i loro discorsi deliranti, che poi a pensarci bene sono discorsi che potremmo sentire tranquillamente al bar, quelle chiacchiere con frasi fatte per incolpare qualcun’altra dei nostri fallimenti e non c’è cosa più facile che prendersela con gli stranieri. Non che questo incontro sia da prendere alla leggera sia chiaro, ma se vi fermate e ci pensate bene quante volte avete sentito questi discorsi tra la gente, a me, e lo dico con grande rammarico, è capitato molto spesso.


Il punto forte del film è che i personaggi sono quasi tutte fanciulle e quindi la proporzione dell’ideologia nazista prende una posizione molto più pesante, provocatoria e scocciante. Ma, e qui mi ripeto, lo shock finisce qui. La scena della torta con la svastica è forse il momento cruciale del film e viene distrutta da uno spoiler infinito ancora prima della visione del film, e tu sei li che aspetti solo quel momento, e non ditemi che non è così.



Per non parlare dell’assurdità della location dell’incontro delle donne che viene fatto dentro a una chiesa, e quando il prete si rende conto di che razza di comizio ha fatto entrare nella casa del signore (che a tutti vuole bene), le caccia e da qui il film prende una piega che ho trovato a dir poco fastidiosa, dove una serie di eventi assurdi scatenano una reazione a catena ancora più assurda, paradossale e senza ritorno.


Il film girato in piano sequenza e camera a mano di certo non aiuta la fluidità della pellicola, ma anzi lo rende davvero intollerabile, al limite del sopportabile, quasi a voler prender lo schermo e buttarlo giù dalla finestra. Ma forse questa scelta non è casuale, anzi sono convinta che sia stata fatta proprio per irritare lo spettatore.



Bene mi fermo qui, anche perché se non rientra tra le mie uscite preferite dell’ultimo anno, merita una visione, se non altra per farci riflettere su un tema che non è mai caduto in prescrizione e che forse oggi è ancora più vivo che mai.

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