Satanic Hispanics

Satanic Hispanics è una celebrazione del folclore ispanico che riunisce cinque registi horror tra i più promettenti dell'America Latina. Ognuno di loro ha portato il suo stile e il suo background culturale, creando un mix eclettico di racconti accattivanti che oscillano tra jumpscares, gore e comedy-horror.
Il regista Mike Mendez dirige il film che presenta i quattro racconti attraverso le parole del autoproclamatosi ”Il Viaggiatore”, interpretato da un fantastico Efren Ramirez che risulta essere il narratore perfetto per collegare ogni storia che compone questa antologia.

Il film inizia con un'irruzione, in un luogo non precisato, de parte della polizia che porta alla luce una macabra scena del crimine piena di cadaveri brutalmente massacrati. L’unico sopravvissuto, è, appunto, il nostro "Viaggiatore”, ed è colui che verrà preso in custodia per ottenere risposte sull’accaduto. Invano cercherà di spiegare gli eventi bizzarri che hanno portato alla sua cattura - nella speranza di venire rilasciato entro un’ora per poter partecipare alle nozze della sorella, - agli scettici detective Gibbons (Sonya Eddy) e Arden (Greg Grunberg), e lo farà attraverso quattro storie apparentemente scollegate tra loro.
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“Tambien Lo Vi” - Demián Rugna
Come nella migliore tradizione del regista, ci propone il racconto più complesso e criptico dell’antologia. Ambientato in una casa infestata, dove il protagonista Gustavo, interpretato da Demián Salomón (When the Evil Lurks) inventa una formula bizzarra con la sua torcia per creare un portale a presenze/visioni terrificanti.
Forse il piu capitolo più debole, ma il tocco di Rugna si riconosce ad un miglio di distanza e racchiude tutta la sua capacità di creare atmosphere angosciose e raccontare storie di possessione-sdoppiamento della personalità in maniera non banale.

“El Vampiro” - Eduardo Sánchez
Il co-regista di “The Blair Witch Project” ci propone questo capitolo caratterizzato da un fascino davvero slapstick, portandoci nella notte di Halloween dove un Vampiro assai maldestro si allontana dalla sua dimora per raggiungere la vicina cittadina in cerca di sangue da succhiare, dimenticandosi l’inizio dell’ora legale e di conseguenza il dover rientrare prima a casa. Da qui una serie di bizzare e ridicole situazioni ci verrano mostrate.
Divertente e con delle scene splatter niente male. Qui si vede l’influenza del cinema americano che prende la sua notte piu terrificante (Halloween) e ne unisce il folklore europeo, creando un capitolo davvero interessante.

“Nahuales” - Gigi Saul Guerrero
La regista messicana Gigi Saul Guerrero ci porta in un racconto dai toni socio-politici tra il terrore ultraterreno e l’orrore vendicativo dei cartelli messicani. Il corto si muove attorno al collaboratore della CIA, l’agente De La Cruz, in fuga da non si sa bene chi o cosa, si rifugia in una casa di campagna dove crede di essersi messo al sicuro, ma che si rivelerà essere territorio “spirituale” dominato della strega “Madre Tierra” e dai suoi seguaci. Una totale immersione nel folclore a tinte horror dell’America latina più spaventosa, tra canti e rituali contornati da inquietanti scagnozzi.
Il segmento rincorre il Body-Horror, e il più vicino all’immaginario della cultura voodoo a cui siamo abituati. Qui non c’è nulla di divertente, ed è sicuramtne il più gore e vicino all’horror più tradizionale.

“The Hammer of Zanzibar” - Alejandro Brugués’
Brugués ci introduce al finale esplosivo con il racconto in assoluto più divertente e frenetico. Un demone si impossessa della ex fidanzata di un non meglio identificato uomo interpretato da Jonah Ray Rodrigues e con l’inganno lo porta nel suo ristorante preferito. Diciamo subito che l’uomo non cade nella trappola e aveva già previsto tutto rivolgendosi ad un’esperto “esorcista” che gli fornisce un’arma fallica per distruggere il demone.
Questo capitolo è il più riuscito e spassoso dell’intera antologia, grazie ad una colonna sonora da sballo e alle atmosfere tarantiniane con un’occhio che strizza al western americano.

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In conclusione, Satanic Hispanics è una solida antologia che intrattiene e delizia con il suo gore non troppo celato. Nel complesso funziona bene, con qualche pecca qua e là, ma se parte ad ingranaggio lento, sa recuperare sul finale, regalandoci immagini bellissime e accompagnate da musiche ammalianti. Il tutto infarcito da quel sapore retrò anni ’80 negli effetti speciali, che la rendono un’opera interessante e nostalgica.
Anche se devo ammettere mi aspettavo molto di più, cio non toglie il suo valore e rimane un prodotto valido che gioca con la sua tradizione che ha molto da offrire al genere horror.

Così come fece México Bárbaro, anche se più cupo e marcio, questa antologia sa mostrare tutta la passione latina e l’amore che il proprio popolo ha per la sua terra e le proprie credenze spirituali che hanno molto da offrire e potrebbe insegnare tanto al cinema horror commerciale, sopratutto al genere supernatural-horror che ormai è sepolto da un cliche al limite dell anoia e privo di qualsiasi innovazione nel racconto o nella sua messa in scena.
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