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Longlegs



Quando il marketing è così efficace, c'è sempre puzza di fregatura...Ma per fortuna non è il caso del tanto atteso e pubblicizzato "Longlegs".


Film del 2024, diretto da Oz Perkins, è un thriller-horror dalle atmosfera inquietante e una narrazione evocativa, tipica del regista, grazie al suo approccio raffinato che sfocia abilmente nell'orrore psicologico, portando sullo schermo una storia che si insinua lentamente e subdolamente nella mente dello spettatore.



Il film, suddiviso in tre atti, segue la storia di una detective incaricata di risolvere un caso misterioso e alquanto sinistro, in cui si trova a confrontarsi con una figura alquanto lugubre e grottesca chiamata Longlegs (interpretato da Nicolas Cage, irriconoscibile, ma dannatamente perfetto per il ruolo. Anche se più che terrorizzare fa sogghignare ad ogni sua apparizione), inserendo elementi inerenti al satanismo e all'occulto, esplorando temi di potere, trauma e del male radicato nella società, come una metafora della corruzione e della perdita dell'innocenza.


La narrazione è costruita attorno all'indagine che si svolge per catturare il killer, anche se l'elemento investigativo si rincorre come un'espediente per esplorare i lati oscuri dei personaggi e della loro vulnerabilità.



Il regista sembra più interessato ad indagare le paure ancestrali e i traumi nascosti piuttosto che fornire una classica "caccia alle streghe", impiegando tematiche satanico-religiose non solo per creare un'atmosfera inquietante, ma più come un'approfondimento della loro caratterizzazione e il loro rapporto con il male.


Il ritmo lento e ponderato del film contribuisce a costruire una tensione che cresce gradualmente, evitando di esplodere all'improvviso, creando un legame magnetico tra ciò che scorre sullo schermo e lo spettatore.



La scelta di introdurre l'occultismo, si rivela essere il vero motore narrativo, aggiungendo ulteriori strati di mistero attorno al killer e alle sue motivazioni, svelandosi poco a poco. Così come i simboli, i rituali e le figure misteriose che appaiono nel film, contribuiscono a creare una sensazione di terrore che si alimenta della paura dell'ignoto e dell'incomprensibile.



Una tattica perfetta per destabilizzare lo spettatore, spingendolo a mettere in discussione la realtà dei fatti raccontati. La presenza dell'ignoto più malvagio rende la narrazione ambigua, lasciando aperte molte interpretazioni su cosa sia reale e cosa sia una manifestazione del male intrinseco nei personaggi e Longlegs diventa il simbolo delle paure più profonde e dei segreti che i personaggi cercano disperatamente di nascondere o dimenticare. 


Anche grazie ad un'ambientazione cupa e claustrofobica, con un'uso magistrale delle luci e delle ombre che amplificano la tensione e il senso di minaccia costante, cosi come le inquadrature, spesso statiche, rendono l'ambiente quasi un sogno, o meglio un incubo, dove ogni dettaglio contribuisce a costruire un senso di angoscia crescente.



Uno degli aspetti più interessanti del modo in cui "Longlegs" tratta il satanismo è il suo legame con la psiche umana. Perkins sembra suggerire che il male non sia una forza esterna, ma qualcosa che nasce dall'interno, una conseguenza diretta dei traumi e delle ferite emotive.


Il killer stesso può essere visto come un'avatar del male psichico che si manifesta fisicamente nel mondo reale. Il suo legame con il maligno potrebbe rappresentare un tentativo di dare un senso alla sua stessa natura corrotta, utilizzando rituali e credenze antiche come mezzo per esprimere e canalizzare il proprio odio e la propria disperazione. 



"Longlegs" non nasconde l'influenza del cinema degli anni '90, ma evita con astuzia il banale e l'eccesso di citazionismo. Traccia un percorso distintivo nel panorama del cinema moderno, fondendo abilmente elementi del thriller a tema killer con quelli dell'horror satanico. 


Il risultato è un'ottimo film che esplora la difficoltà di lasciarsi alle spalle il passato e come questo possa riaffiorare sotto forme distruttive.

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