Devil’s Doorway
Found Footage del 2018 dell’esordiente regista Aislinn Clarke. Un film che si butta a capofitto in un’horror elegante e agghiacciante, ambientato in una delle tante Magdalene Laundry nell'Irlanda degli anni Sessanta.
L'uso della camera a mano in contrasto con le lunghe inquadrature, crea un'esperienza visiva e sensoriale estremamente intensa e coinvolgente. Nonostante l’ottima dose di elementi, il risultato è a tratti deludente, ma gli ingredienti di questa storia si fondono alla perfezione, offrendo una prospettiva investigativa intrigante anche grazie alle interazioni credibili, ai dialoghi incisivi ad una tensione atmosferica ben costruita.
La trama potrebbe sembrare qualcosa di già visto sul tema delle possessioni demoniache e dei miracoli ecclesiastici. Il film si apre con due preti vaticani, Padre Thomas Riley (Lalor Roddy) e il suo assistente Padre John (Ciaran Flynn), inviati in un convento per investigare sugli strani eventi che stanno infestando questo luogo. Tuttavia, nonostante le apparenze, il percorso narrativo offre momenti di sorpresa, anche se talvolta sembra seguire schemi prevedibili prima di portarci in direzioni inaspettate.
The "Devil's Doorway" non vuole essere un film di denuncia, o un semplice film di “suore cattive” e demoni, ma grazie ad un sapientissimo utilizzo di un piccolo pezzo di filo storico, per niente sottile e molto più angosciate del film stesso, come quello delle
famigerate Magdeline Laundries, che per chi non le conoscesse, erano dei luoghi dove venivano rinchiuse “donne decadute” considerate promiscue o non consoni ai canoni dei benpensanti del tempo e dove si celava un velo molto oscuro riguardo al trattamento inflitto a queste giovani, che venivano ridotte in schiavitù, trattate in modo crudele e sottoposte a una dura disciplina in nome di un ordine cattolico.
Non intendo indulgere in una retorica sulla parità di genere, ma è imprescindibile considerare il sistema patriarcale presente in queste strutture e quello che il film cerca di comunicare. Come accennato precedentemente, questo non è il solito racconto del Diavolo che irrompe nel regno divino, bensì una finestra su un mondo oscuro che ha inflitto alle donne abusi disumani, dove la loro libertà veniva oppressa. Destino non seguito per gli stessi peccati commessi dagli uomini, liberi di trasgredire senza punizioni o rinchiusi in luoghi di clausura come manicomi.
La cosa più inquietante sta nel fatto che queste strutture erano gestiti da suore, donne, che commettevano atroci abusi, obbedendo a un dogma oppressivo che le rendeva complici e aguzzine. Le donne, invece di sostenersi reciprocamente, sono state spesso le nostre peggiori nemiche. Una triste realtà spesso trascurata ma importante, su cui dovremmo riflettere più dell'abuso commesso da uomo a donna.
Tornando al film, si può affermare che non si tratta semplicemente di un classico film horror basato sui jump scare, ma si concentra principalmente sul lato psicologico e sulle percezioni dello spettatore, creando un'atmosfera visiva e sensoriale aperta all'interpretazione individuale.
Tuttavia, il finale risulta deludente, non riuscendo a mantenere la tensione creata durante tutto il film, nonostante le eccellenti interpretazioni, la regia, le ambientazioni e la fotografia che svolgono un lavoro davvero notevole.
Al film, va comunque riconosciuto il sapere mantenere lo spettatore incollato allo schermo fino alla fine, grazie alla suspense crescente, offrendo un grado di autenticità insolito per un film a basso budget con attori "senza nome."
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