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Civil War



Non fatevi ingannare dal titolo o dalla bandiera che "Civil War" indossa. Sono sicura che questo abbia frenato molti di voi alla visione di questo film. L'ambientazione americana è solo un'espediente per comunicare con tutti noi qualcosa di veramente raccapricciante, quasi a voler essere una deviazione infame.



Il concetto di guerra civile Statunitense è molto più ampio di ciò che si possa pensare. E si, è vero ci troviamo in un’America dispotica, ma forse neanche tanto, dove il paese vive diviso in due fazioni. Ma per capire a fondo questo film e il suo messaggio bisogna  prestare molta attenzione a ciò che viene detto, e a ciò che viene mostrato sulla “nuova bandiera a strisce bianco blu”. Qui non esistono più nazioni ma due grandi culture che si scontrano.


Vi ricorda qualcosa? A me si…ed è la triste realtà che stiamo vivendo in questo momento. Occidente contro Oriente e questo film è il capolavoro dell'anti-guerra, della distruzione che l'occidente ha avviato verso le minoranze e le culture che ritiene inferiori ma di cui necessita per portare avanti la supremazia capitalista, in quanto piene di ricchezze essenziali alla nostra sopravvivenza.



"Civil War" ci mostra in modo crudo una realtà nascosta, spesso ignorata a favore del nostro gusto morboso per l'orrore e per il desiderio di schierarci con una parte, giusta o sbagliata che sia, mostrandoci con cinismo quanto siamo spettatori di eventi che non viviamo direttamente, ma giudichiamo attraverso la prospettiva dei reporter che documentano la realtà. Tuttavia, ciò che si cela dietro queste immagini è una domanda che forse non ci siamo mai posti. 


Personalmente, devo ammettere di non averlo fatto, e questa consapevolezza mi ha molto amareggiato durante la sua visione. Ho realizzato quanto sia stata superficiale per non essere mai andata oltre. Solitamente cerco di esplorare entrambi i lati della medaglia e di trovare una verità relativa, piuttosto che accettare acriticamente quella che ci viene presentato.



I documentaristi di guerra sono spesso considerati individui coraggiosi, determinati a mostrare la realtà. Ma esiste una realtà nascosta: quella della guerra dentro la guerra, priva di empatia, che trasgrede ogni valore umano e calpesta la dignità, per lasciare spazio a una freddezza che, anche partendo da nobili intenzioni, si corrompe a favore della tanto agognata ricerca della soddisfazione personale.


Empatizzare con i personaggi non è semplice: all'inizio del film potremmo intravedere una luce, ma col passare del tempo il racconto si fa sempre più macabro, svelando le vere intenzioni dei protagonisti. Alcuni sono sopraffatti e senza via d'uscita, mentre altri bramano sempre di più, spingendosi ai limiti dell'egocentrismo.



Un film imprescindibile che rivela il lato oscuro della medaglia, svelando la verità dietro le immagini catturate dai paparazzi dell'orrore, un racconto distorto che dovrebbe rimanere nascosto agli occhi del mondo.


C'è da chiedersi dove è finita l'umanità, se mai sia esistita. L'egoismo e l'autocompiacimento sono il vero carburante di chi vende l'anima al Diavolo per un applauso di gloria.



Il film si distingue per la sua maestria sotto ogni aspetto: dalla regia che abilmente gioca tra l'utilizzo della camera a mano e lunghe riprese, fermandosi all'improvviso per mostrare gli scatti della morte. Il lavoro sul sonoro è qualcosa che no lascia indifferenti, il silenzio più assordante si contrappone al rumore delle bombe e degli elicotteri che prendono forma in sala trasportandoci in un mondo quasi surreale, alternando momenti di assoluto silenzio al fragore della guerra, immergendoti in un'esperienza sensoriale senza eguali.


Il caos e la distruzione, le fiamme che divorano le città di notte, diventano la speranza dei giornalisti di cogliere lo spargimento di sangue per il giorno successivo.



La verità si sta rivelando e il cinema, quello coraggioso, non esita a mostrarla. La nostra illusione è stata sfidata, ora dobbiamo essere pronti ad affrontare la realtà. Dire "Basta al Genocidio" implica anche porre fine alla speculazione e alla glorificazione della guerra. Ma sopratutto alla sua spettacolarizzazione.

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