- PapayaHorror
- 27 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Camino

Straordinario film del 2008, terza opera diretta da Javier Fesser e vincitore di diversi premi tra cui 6 Goya (Gli Oscar Spagnoli) e sottolineerei stra meritati, per chi crede che i premi siano sempre e solo delle buffonate, a volte sanno premiare film onorevoli di quella "statuetta".
La pellicola è in parte ispirata alla storia di Alexia González-Barros, una ragazzina spagnola deceduta all'età di 14 anni nel 1985 e figlia di una famiglia devota al Movimento religioso dell’Opus Dei.
Il titolo "Camino" allude sia al nome della giovane protagonista che al percorso spirituale dalla vita alla morte influenzato da una dottrina religiosa rigida, spingendo i suoi seguaci a diventare martiri in nome di una divinità.

Camino è un'undicenne che conosce l’amore e la morte contemporaneamente, innamorandosi poco prima della diagnosi e dell’inevitabile condannata a morte per un tumore maligno.
Javier Fesser mescola con maestria il melodramma, l'horror e elementi d'animazione in un modo innovativo e audace, mettendo in luce una critica pungente al controverso movimento dell'Opus Dei e al fondamentalismo cattolico in generale.
Nonostante non sia una narrativa anti-religiosa, la sceneggiatura condanna fermamente gli effetti disumanizzanti dell'estremismo religioso e le conseguenti influenze negative sulle persone devotamente legate alla Chiesa Cattolica.
Con una coraggiosa scelta registica, il film si apre con la morte di Camino in una stanza d'ospedale, circondata da preti, medici, infermieri e dalla madre affetta da un'ossessività-patologica verso la religione. La stessa scena chiuderà il film, ma l’effetto che darà allo spettatore sarà molto differente, ma non per questo meno toccante e scioccante, ma troverà un nuovo senso dopo aver seguito passo per passo il calvario di questa ragazza.

Dall'inizio brutale si passa immediatamente a sei mesi addietro, quando tutto ha avuto inizio: dai primi sintomi della malattia fino alla sua diagnosi. Tuttavia, il suo ostacolo più grande non sarà la malattia né la privazione della possibilità di vivere il suo amore come qualsiasi altra ragazza della sua età, ma la madre severa e devota (Carmen Elias), un personaggio che oserei definire al limite del grottesco, totalmente devota al suo credo, fino ad arrivare ad offrire la figlia a Dio come martire simbolico della sofferenza umana.
Mentre il padre (Mariano Venancio), figura debole e spiritualmente confusa, rimane quasi marginale e sottomesso alla madre matriarca, un ritratto poco convenzionale dato il tradizionale ruolo dominante del maschio all'interno dell'Opus Dei, dove le donne solitamente restano isolate dagli uomini e hanno il solo compito di svolgere mansioni domestiche. Eppure, è l'unico ad avere un atteggiamento affettuoso e amorevole nei confronti della figlia.

L'orrore del film è racchiuso nella sua minuziosa rappresentazione del tormento medico di Camino, mostrato senza censura e con grande dettaglio, dalle scene in sala operatoria alle dolorose procedure curative come la radioterapia, offrendo una visione completa delle operazioni e delle ferite che compaiono, quasi come stigmate, sul corpo della giovane.
Impossibile, non confrontare questa decisione con un autentico atto di martirio, quasi a risultare evocativo e perturbante. Ancora più inquietante è il comportamento dei sacerdoti vaticani, che invece di augurare la guarigione alla ragazza, auspicano la sua morte per conferirle santità.
- Nella realtà Papa Francesco, aveva dichiarato Alexia venerabile -

Un film che sfida gli spettatori con la sua complessità e i suoi momenti surreali, suscitando una profonda e tormentata emozione. Camino, sospesa tra la vita e la morte, si rifugia nella sua immaginazione per creare una storia d'amore interiore che diventa la sua unica salvezza, offrendo un finale poco ortodosso ma che riesce ad offrire un lieto fine ad una storia tanto struggente, quanto ingiusta.
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