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  • PapayaHorror
  • 21 ago 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Bad Things



Prendete “Shining” e “The L Word “(ve la ricordate la serie lesbo-drama?), mettete tutto in un frullatore, fateli fare un giretto a Newt, Texas ed otterrete Bad Things.


Il punto di forza di questo Thriller-Horror-Psicologico dai toni decisamente queer, è sicuramente la sua fotografia fredda e clinica che riesce a dare al film un tono inquietante e austero rendendo l’hotel, dove tutta la vicenda si svolge, un protagonista “uomo” involontario in un cast tutto al femminile che guarda con rabbia e disgusto al mondo maschile.



Le quattro protagoniste, apparentemente amiche, traspirano ambiguità e diffidenza, dando vita a dei personaggi aridi e grotteschi, il tutto contornato da una storia che mescola realtà, giochi della mente e flashback, e se tutto questo vi sembra un gran mappazzone è perché lo è, ma è un piatto ben servito che funziona bene.


Sin dai primi minuti siamo pervasi da una tensione che va crescendo anche grazie a personaggi bizzarri che sembrano dire e fare cose senza senso e ad immagini e situazioni che all’apparenza sembrano totalmente scollegate tra loro. Tutto questo mette in moto la nostra mente che inizia ad elaborare le immagini che scorrono lente sullo schermo, cercando di mettere insieme i tasselli del puzzle, ma il bello di questo film è che continua a mescolare le carte in tavola, tenendoci attendi a ciò che succede per carpire le mosse delle donne e chi si rivelerà il buono o il cattivo della situazione.



Non è un capolavoro, ma devo dire che ha soddisfatto appieno le mie aspettative ed essendo il secondo capitolo di una trilogia iniziata nel 2014 con il film Lyle, sempre diretto da Stewart Thorndike e intitolata - Il potere della maternità - si può intuire quale sia l’aspetto predominante del film utilizzando una metafora neanche tanto celata, della ricerca di un’affetto materno di cui la nostra protagonista è stata privata da una madre forse troppo presa dalla sua carriera.


Un bisogno primario che ricerca in tutto quello che la circonda, arrivando persino a giocare con i sentimenti delle sue amanti/fidanzate con un'evidente difficoltà a lasciare andare passioni del passato, manipolando e controllando gli eventi per soddisfare un suo bisogno ormai diventato un’ossessione.



Bad Things riesce a essere una vera e propria storia di fantasmi con uno sguardo attento e molto realistico sulla malattia mentale e sulla rabbia, senza tralasciare nessuno aspetto della protagonista che ci viene mostrata in tutta la sua “purezza”.


Questi personaggi complessi ed inquietanti avvolti dalle loro sfide mentali sono affascinanti da osservare. Da lontano e possibilmente attraverso un vetro.

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